La buona battaglia: parole, musica e umanità alla chiesa di Sant’Antonio Abate

mer, 13/08/2025 - blog

Serate che non ti aspetti. Concerti che ti toccano non solo con la musica ma anche con le parole.

È quello che è successo alla chiesa di Sant’Antonio Abate, vicino al Castel Grumello, in una serata che ha regalato momenti speciali in chi era presente.

Il titolo era La buona battaglia, ed è proprio una battaglia buona quella che Lorenzo Degl’Innocenti, attore teatrale dalla voce intensa e dal pensiero profondo, ha scelto di raccontare: quella per l’umanità, per la ricerca del senso, per la salvezza di tutti – non dei perfetti, ma dei fragili.

Il filo conduttore è stato San Paolo, figura rivoluzionaria della teologia cristiana, primo vero “comunicatore” della parola di Gesù al mondo. Degl’Innocenti ne ha tracciato un ritratto vivido, partendo dalla sua trasformazione da Saulo a Paolo, passando per le sue intuizioni più forti: un paradiso possibile per tutti, il valore della debolezza come spazio di forza divina, l’adozione della croce come simbolo di salvezza universale.

Ad aprire il racconto sono state le parole di Borges, secondo cui tutte le storie del mondo si riducono a quattro trame fondamentali: la difesa di una città, una ricerca, un ritorno e il sacrificio di un dio. Trame che si intrecciano anche nella vita di Paolo, e che risuonano in ciascuno di noi.

Accompagnato da una composizione originale del maestro Dario Bonuccelli, Lorenzo ha saputo intrecciare pensieri, citazioni e riflessioni. Ha parlato del dubbio, dell’inquietudine di Paolo, mai uomo “arrivato”, ma sempre in cerca, e l’ha messo in dialogo con la figura di Tolstoj, ossessionato per tutta la vita dal senso delle cose, fino a trovare nella vecchiaia una sua spiritualità anarchica e pacifista. Un passaggio de La confessione ha dato voce a questa ricerca con parole autentiche e dense di significato.

Il momento forse più toccante è arrivato con la poesia della palestinese Ni’ma Hassan, letta per ricordare che i luoghi attraversati da Paolo, una volta centro del sapere e della cultura, oggi sono deserti di guerra. Il dolore di una madre a Gaza, raccontato in versi, ha riportato la spiritualità alla sua radice più concreta: quella della sofferenza umana, che chiede ascolto e compassione.

Infine, l’ultimo sguardo è stato al cielo, con le parole di Carl Sagan e la celebre immagine della Terra fotografata dalla Voyager 1 nel 1990. Un “pallido puntino blu” da cui ci affanniamo a conquistare, distruggere, possedere. Ma lì, in quell'infinitesimo granello sospeso nel vuoto, c’è tutto ciò che siamo e tutto ciò che possiamo diventare. Sta a noi decidere se salvarci, o perderci.

Tra un brano e l’altro, le musiche di Mozart, Beethoven e dello stesso Bonuccelli hanno accompagnato il pubblico in un viaggio denso di emozioni, pensieri e silenzi. A interpretarle con grande sensibilità è stato il Quartetto Mythos, formato da Francesco Parrino, Stefano Parrino, Daniele Bogni e Dario Bonuccelli.

Ancora una volta, i fratelli Parrino hanno dimostrato di saper creare eventi che non sono solo concerti, ma vere e proprie esperienze condivise. La chiesa era gremita: persone appassionate, attente, presenti. Segno che questo linguaggio – fatto di musica classica, profondità, bellezza – sta davvero arrivando lontano, attraversando la Valtellina e toccando le corde giuste.

E forse, in fondo, è proprio questo il senso della buona battaglia: non dare risposte, ma accendere luci.

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