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29/03/2024

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Mese

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TERRITORIO

Mese

Stando ad alcuni ritrovamenti archeologici connessi a lavori di ampliamento della centrale idroelettrica effettuati verso il 1954, e di nuovo nel 1973, i primi insediamenti umani sul territorio di Mese risalgono al IV-III secolo a.C. Ma la prima menzione del toponimo Mese è documentata da una pergamena del 1016 relativa alla vendita di un massaricio. Per tutto il Medioevo i prati, i campi e le selve, furono coltivati da massari per conto di proprietari di Chiavenna, della pieve di San Lorenzo o di enti ecclesiastici di Como. Per questo Mese era chiamata anche Ultriro, terra oltre il Liro, rispetto a Chiavenna. La denominazione venne poi dimenticata con una graduale acquisizione di una identità di paese che ebbe come punti di riferimento le due chiese di San Mamete, documentata per la prima vota nel 1108, e di San Vittore, nel 1153.Scopri di più. Clicca qui

santo patrono Mese

San Vittore

Vittore il Moro, o anche Mauro ("della Mauretania") (Mauretania, III secolo – Lodi Vecchio, 303), è stato un soldato romano di stanza a Milano all'epoca di Massimiano, che subì il martirio per la fede cristiana come gli altri martiri Naboree Felice. La sua vita e il suo martirio vengono descritti da Ambrogio da Milano, in particolare nell'inno Victor, Nabor, Felix pii. Quando Massimiano diede avvio ad una delle ultime persecuzioni, Vittore pur affermando la propria fedeltà all'imperatore per tutto ciò che riguardava la sua vita civile e la disciplina militare, rifiutò di abiurare la propria fede.

Arrestato, minacciato di tortura e lasciato per più giorni privo di cibo e bevande, anche quando fu condotto al Circo, al cospetto dello stesso imperatore Massimiano Erculeo, continuò a rifiutarsi di sacrificare agli idoli, e venne sottoposto ad atroci tormenti (tra l'altro gli fu versato piombo fuso sulle piaghe).

Nonostante ciò, riuscì ad evadere, ma dopo breve tempo venne scoperto, arrestato e decapitato. La tradizione vuole che il suo corpo fosse lasciato insepolto, ma sia stato ritrovato, intatto, dal vescovo di Milano, Materno, che lo seppellì in un sacello che venne poi denominato, per le sue ricche decorazioni a mosaico, San Vittore in Ciel d'Oro (oggi incorporato nella basilica di Sant'Ambrogio).

Il culto di san Vittore ebbe una larga diffusione, soprattutto su impulso di Ambrogio, che volle seppellire accanto a lui il proprio fratello Satiro. Molte chiese furono dedicate a san Vittore a Milano e nella diocesi ambrosiana, a tal punto che la presenza di chiese o edicole a lui dedicate viene considerata una prova dell'appartenenza (oggi o nel passato) di un territorio alla suddetta diocesi (Ubi Victor, ibi ambrosiana ecclesia).